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Certificazione,
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Qualita' Finora abbiamo analizzato i diversi aspetti di una Certificazione
EdC, e su di questi abbiamo verificato una fattibilità di massima.
Ora però è arrivato il momento di provare a scendere nel dettaglio, per arrivare a confermare in pratica che una Certificazione sia veramente fattibile.
Vedremo qui quindi un possibile esempio teorico di documento e processo di certificazione.
Ma cosè?
La risposta più naturale è che questo
ESEMPIO DI CERTIFICAZIONE è il risultato di un impegno, di uno studio, della voglia di verificare fino in fondo che la strada è veramente percorribile.
Il documento è rigoroso: non vi aspettate un testo pieno di spiegazioni e/o commenti, ma un vero testo di Certificazione, come quelli che trovereste se voleste adottare un altro standard, quale
ISO9000, per fare un esempio.
Questo perché ritengo che una Certificazione
EdC vada considerata con almeno la stessa rigorosità di altre certificazioni internazionali.
Dove da qui?
Vorrei che questo esempio fosse preso come tale e che venisse apprezzato per il suo contributo positivo: il suo essere il frutto di uno studio volto a seminare nuovi spunti che dovranno germinare e aprire nuove strade tutte da esplorare.
Quindi vorrei che fosse visto come un
punto di partenza, su cui costruire tutti insieme.
Sì perché è assolutamente ovvio che nonostante il rigore e la serietà con cui ho cercato di crearlo, presenta ovvie lacune determinate proprio da averlo creato
in isolamento.
E allora mi piacerebbe si formasse un
Gruppo che possa lavorarci sopra per migliorarlo, con ciascuno che, con la propria sensibilità ed esperienza, permette di farlo crescere.
Se qualcuno fosse interessato, lasci un commento a questo articolo, che vediamo di organizzarci. Non lasciate le vostre e-mail come commento (è sempre buona regola non farlo su siti pubblici): se c’è interesse aggiungerò io un commento su come costruire il gruppo.
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L'idea di fondo dell'EDC è buona, l'idea di un marchio EDC è buona, l'idea della certificazione 'a gradi' è buona, ma secondo me il testo della norma non è buono. Intendiamoci, tecnicamente è perfetto, si vede che è stato scritto con una mentalità ingegneristica, che ho pure apprezzato, essendo io stesso ingegnere. Però nel mio lavoro ho anche fatto il responsabile qualità aziendale e, sulla base di questa esperienza, ritengo il testo della norma una vera croce. Magari sbaglio ma, secondo me, è molto più probabile che pensi all'EDC la dittarella del Signor Brambilla che la FIAT o la TELECOM. Secondo me, il signor Brambilla solo per un istinto masochistico potrà considerare l'idea di affiancare al responsabile qualità aziendale (se è certificato ISO 9001) altre sei persone (se è certificato EDC), come si evince dal testo della norma. Se io fossi il Signor Brambilla, preferirei infinitamente mandare un assegnino alle missioni una volta ogni tanto, che far sacrificare a sei miei dipendenti parte del loro tempo per amore di un certificato. Secondo me, per come è scritta la norma, solo le cooperative sociali, cui interessa far lavorare la gente più che produrre un bene o un servizio, possono essere interessate a questo tipo di certificazione. Pensare che l'adesione all'EDC sia frutto di una decisione assembleare, dove la parola del dirigente conta quanto quella dell'operaio, funziona (se funziona) solo in una cooperativa. Nelle dittarelle padane comanda il Signor Brambilla, che può essere un'ottima persona e un cristiano esemplare, ma decide per tutti sulla base di cose concrete, ed è giusto così, finchè paga i suoi dipendenti. Quindi, se non si vuole limitare enormemente il campo della certificazione EDC, l'unica soluzione è semplificare il testo della norma. Al momento è decisamente più complesso della norma ISO 9001, che ha fatto felici i burocrati di tutta Europa, ma non mi risulta abbia mai risolto un problema reale.