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Presentazione Domanda difficile… In effetti significa rispondere a diverse altre domande:
- Serve un metodo di certificazione particolare, o si può usarne uno già esistente?
- È possibile quantificare l’intangibile?
Se le risposte sono entrambe un bel “sì” forte e chiaro, allora ci si deve chiedere quale approccio usare al disegno di una tale certificazione, e se sia veramente fattibile.
Qui provo a rispondere a queste domande, facendomi aiutare da una
PRESENTAZIONE grafica che guidi attraverso questi spunti di ragionamento.
È anche l’occasione di introdurre un possibile
esempio di certificazione, pensato allo scopo di supportare in modo realistico i risultati della presentazione, o, in termini più chic, una sorta di esempio di fattibilità.
(P.S. l’intero studio verrà messo sul sito a breve).
Qui a seguire vediamo alcune delle conclusioni (per i dettagli di come ci si è arrivati bisogna fare lo sforzo di vedere la presentazione).
Serve un metodo di certificazione particolare?
Sì, senza ambiguità: ci sono numerosi fattori che non rendono i processi di certificazione canonici adatti all’Economia di Comunione. Tra essi:
- il rilascio del certificato solo ad obiettivo completamente raggiunto, non riconoscendo i benefici di risultati parziali
- le motivazioni (le molle propulsive) sono contrattuali e non tengono traccia di stimoli differenti
- le regole sono già tutte definite e consolidate
Si può quantificare l’intangibile?
Sì, ma non direttamente.
Come per altri ambiti scientifici, si misura la presenza o il transito o l’influenza di ciò che non si può vedere direttamente andandone a cercare gli effetti. Nell’ambito
EdC, la certificazione può fare lo stesso.
Quale approccio?
Se allora si può fare, quale approccio seguire? Data la fase “sperimentale” in cui la teoria economica si trova, e l’impegno “pionieristico” delle Aziende/Enti che vivono secondo il modus operandi EdC, l’unico approccio possibile è “Top-Down”, cioè “partire dalle regole generali e poi dettagliarle fino al particolare”. In questo modo si garantisce la coerenza con il messaggio originale di Chiara Lubich.
Ma in pratica…
L’ultima parte della presentazione presenta un possibile approccio reale a tale certificazione, definendo in cascata Obiettivi, Elementi Primari e Componenti. Sono anche esemplificati alcuni tipoi di misure.
Il tutto va visto come un esercizio di analisi volto a dimostrare in pratica la fattibilità di una Certificazione
EdC.
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Io non mi intendo di queste cose, ma in un mondo in cui si certificano solo cose negative, poter far pesare le cose che veramente contano mi sembra importante.Immagino che non sia una cosa facile, ma i punti che ho letto mi sembrano convincenti.