EdC Summer's School - diario di bordo 04.09.2009


Continua il mio resoconto personale sulla partecipazione alla prima Summer’s School EdC. Secondo giorno.



Il tempo non è sereno come ieri, anzi minaccia pioggia.
Arrivo presto e prendo posizione in sala. Gli altri sono ancora a fare colazione. Penso che ci sia ancora tempo, ma in realtà, differentemente da quanto avevo capito ieri, si inizia alle nove invece che alle 9:30. Meglio.

Una prima sessione riguarda la sociologia e l’impatto che il Carisma dell’Unità, e tutto quello che si è detto in termini di Agape, ha sullo sviluppo di questa scienza. All’inizio cerco di capire il nesso con il tema della scuola, ma comunque è così interessante che il pensiero mi svanisce. Per ritornarmi alla fine, quando è chiaro che la chiave è l’inter-disciplinarietà, e che si arriva da un altro fronte allo stesso punto: l’uomo al centro, visto nella sua interezza anche se lo si guarda sotto il profilo economico, poiché i due aspetti non sono scindibili. E poi interrelazione tra le diverse discipline umanistiche come unico mezzo per capire (ovvero avere gli strumenti per capire) l’uomo e il suo agire. Un altro aspetto del Metodo Sophia che viene con discrezione a farsi sentire.
Lezione N. 7: la pretesa di scomporre l’agire umano in canoni indipendenti (compartimenti stagni) al fine di comprenderlo meglio, risulta in un fallimento che non riesce a rendere conto della varietà della vita umana. Solo la collaborazione stretta delle scienze sociali e quindi il riconoscimento dell’uomo come unità nella molteplicità può dare qualche frutto.

Ma il corpo della mattina è speso nell’affrontare il delicato tema dei Beni Relazionali (ovvero quei beni non materiali che derivano dal relazionarsi reciproco).
La cosa si fa molto interessante perchè di fatto si riconosce la necessità di “quantificare l’intangibile” (per usare un termine che ho coniato nella presentazione della certificazione EdC).
E si riconosce il fatto che i Beni Relazionali non solo vanno considerati nel valore delle cose e delle persone, cosa che oggi (in regime di mercificazione) non viene fatta, ma addirittura in molti contesti sono più importanti dei beni materiali che entrano in gioco.
Sento per la prima volta termini come Beni Relazionali di Consumo e di Investimento.
Beni relazionali come Processi produttivi e di consumo. Mi sembra tanto l’economia dell’Intangibile, e la cosa mi piace. Economia del soggettivo, e non più dell’oggettivo.
Economisti che parlano come sociologi e sociologi che parlano come economisti. Un bel passo avanti considerando l’antitesi “cronica” di queste due discipline.
Lezione N. 8: l’intangibile inizia ad entrare come entità da considerare in tutti gli aspetti della vita, del lavoro, delle relazioni e della ricerca.

Mi piace questa conferma delle intuizioni che avevo messo il passato sul sito. Un “mi piace” che non mi si presenta come un “autogratificazione”, ma piuttosto come il sollievo di non essere andato fuori strada nelle mie “pensate autonome” sull’EdC. Penso che mi piacerebbe entrare in uno dei gruppi di lavoro che queste cose le studia sul serio, ma poi mi ricordo che non sono un Economista Ricercatore, ma un fisico praticone che lavora in azienda. Vedremo.

L’attenzione è sempre alta, e l’organizzazione sempre precisa nei tempi. Un po’ di stanchezza però si inizia a vedere. In tutti, docenti e studenti. E le sedie non tanto adatte a sedute fiume, ed il caldo dovuto alla necessità di isolarci dai lavori in corso nelle vicinanze, no naiutano. Ma la partecipazione di tutti è attiva e non manca. Poi un temporale rinfresca l’aria.

Nel pomeriggio si parla essenzialmente di giustizia globale e degli esclusi dal sistema di contrattazione. Ma la parte per me più interessante sono gli interventi di tre dottorandi che esprimono la loro esperienza nel cercare di calare l’EdC nei loro rispettivi ambiti di studio e ricerca. In particolare, un intervento ha introdotto il tema della ricaduta sulle aziende, ed il metodo usato per costruire un ponte tra le due realtà. Mi piace che qualcuno lo faccia, perché la distanza teoria-prassi ancora sembra essere molto forte.
Lezione N.9: si è parlato della ricaduta nella prassi, ma ad oggi non mi sembra corrisponda ancora ad una intensità di azione in tal senso.

La stanchezza aumenta, e la precisione degli “alunni” nel rientrare dopo le pause inizia a vacillare. Ma mentre immagino che il Patto sia sfumato, ecco qui che esso viene ricordato: ne sono contento perché mi sarebbe dispiaciuto constatare che era solo una cosa utopica e momentanea.

L’ultima parte della giornata è rivolta alla creazione di gruppi di lavoro. 8 piccoli gruppi (da 6-8 persone). Per la cronaca io sono nel n.6. E’ un momento di incontro e condivisione delle idee. Nel nostro gruppo c’è un buon assortimento di ragazzi che studiano, docenti e anche in ex imprenditore. Si affrontano varie tematiche, con il semplice obiettivo di rompere il ghiaccio, conoscersi e iniziare a scambiare impressioni, senza fretta di dover “fare”. Ci sarà ancora una altra sessione domani. Ognuno costruisce sulle opinioni degli altri. La presenza di una ragazzo di origini africane permette un discorso di ampio respiro. E’ interessante una delle conclusioni a cui arriviamo:
“Nel mondo c’è tanta povertà, e fin qui nulla di nuovo. Ma è interessante notare che mentre nei paesi cosiddetti sottosviluppati questa è una povertà di beni materiali, mentre hanno una grande ricchezza di beni relazionali, nel mondo cosiddetto industrializzato avviene esattamente il contrario. E non si sa quale delle due povertà sia più facile da risolvere.”
Questo porta alla possibilità della vera reciprocità, in cui anche chi in apparenza non ha da dare, in realtà ha molto…

E anche per oggi è tutto.



Articolo tratto da: EdC Consulting Home Page - http://edc-consulting.org/index.html/
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