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Convegno “Lavorare in Comunione” – impressioni 01 Dicembre 2007

Argomento: EdCTags: EdC, Convegno, Lavoro, Lavorare in Comunione, Poli

Seconda giornata del Convegno “Lavorare in Comunione – Molte sfide, una proposta” che si tiene a Castelgandolfo fino al 2/12.
Ecco qui il resoconto della seconda giornata.




VIDEO: Nuovi Orizzonti

Alberto Ferrucci introduce il video, descrivendo i due problemi in cui esso si innesta:

  • Lavoro. Il costo del lavoro crea incertezza in occidente poiché l’occupazione si sposta verso i paesi orientali. Ma questa incertezza si sposterà anche in oriente. Conseguenze? Instabilità, esplosione fittizia dei consumi e disastro ambientale.
  • Capitale. Non esistono regole al modo di gestire il capitale: la situazione focalizza più sul lato finanziario che all’economia reale. Questo è aggravato dal fatto che l’economia reale può contare su margini sempre più ridotti.


L’EdC riesce a proporre rimedi a questi problemi:

  • Lavoro. un mezzo per raggiungere la santità, non più un mezzo di repressione e controllo: bisogna trasformare le aziende da semplici generatori di profitto a luoghi che portano avanti il volere di Dio sulla terra.
  • Capitale. L’EdC si propone di contrapporre le ricchezze di pochi a l’unire le poche risorse di tanti, puntandole tutte sull’economia reale, a fine PRO gli altri.



A questo punto parte il video di Chiara Lubich. Il video si ripropone di rispondere ad una domanda chiave: Com’è il lavoro secondo l’EdC?. La risposta la si può riassumere in alcuni punti cardine:

  • Fare ogni momento un capolavoro di precisione, ordine, armonia;
  • Perfezionarsi nella professione;
  • Lavorare ricordandosi sempre che dietro macchine e carte ci sono Persone;
  • Deve costruire l’unità tanto col singolo, ma anche con la collettività;
  • Averre ascolto, apertura e attenzione verso tutti: colleghi, utenti, etc.;
  • Operare con un certo distacco dal lavoro (il lavoro non deve essere al primo posto);
  • Ricordarsi che il centuplo esiste, e per quanto si da, si riceve;
  • Dare sempre una dimensione comunitaria al lavoro (non isolarsi).



Lavoro ed Oltre: tra sofferenza e fioritura umana

L’intervento di Luigino Bruni ha lasciato il segno: è riuscito a costruire sugli interventi precedenti e arrivare a toccare le corde più intime di tutti i partecipanti, includendo anche se stesso.
Il nocciolo del suo messaggio sta in due punti:

  • La definizione di cosa sia il lavoro: lavoriamo veramente quando facciamo qualcosa per qualcun altro. Ne segue che lavorare per se stessi, in realtà non è lavorare, così come non è lavorare quando si pratica un hobby. Fare volontariato o essere una casalinga sono invece esempi nobili di lavoro. Ma per l’EdC non è ancora abbastanza: non basta lavorare PER gli altri, bisogna lavorare PER e CON gli altri. Realizzarsi facendo realizzare gli altri.
  • La necessità della reciprocità: non c’è vera realizzazione se non c’è reciprocità



Quest’ultimo punto apre il discorso all’altro aspetto: la Sofferenza. La mancanza di reciprocità è una notevole fonte di sofferenza per il singolo. Differentemente da quanto ci si immagina, all’interno di Aziende EdC si sperimenta una sofferenza ancora maggiore: quella della reciprocità attesa ma non riscontrata. Purtroppo la reciprocità non sempre è offerta come è attesa e questo non incontrarsi crea grandi sofferenze.

E alla fine tutto si riduce a trovare la fiducia incondizionata nel prossimo, o, in altri termini, alla capacità di rispondere alla domanda ”Ma chi ce lo fa fare?”

Esperienze


Il convegno è un momento di arricchimento reciproco, e gli organizzatori lo hanno ben capito, lasciando spazio al dialogo e alla costruzione di una rete di rapporti tra persone. In questo spirito, è inserito nel programma un momento in cui anche la sala possa dare qualcosa: alcune di noi vanno sul palco a raccontare le proprie sensazioni ed esperienze collegate con quello che si è sentito.
Momenti molto densi e reali, in cui sofferenze e speranze si sommano alla gratitudine per quanto ricevuto e alla voglia di contribuire alla realizzazione di un grande obiettivo quale è l’EdC.

La mattinata si conclude con due interventi di esperienze “programmate” di imprenditori: dalla Korea e dalla Sicilia. Due esempi forti di coerenza, di impegno etico e civile, di forza e fede in periodi veramente difficili, in cui sembrava che tutto fosse perduto. E tutto perduto lo era veramente. Due esempi in cui l’unità tra imprenditore e lavoratori, e la grande fede nell’operato di Dio, ha permesso di rifiorire più e meglio di prima.

Video di presentazione dell’EdC – parte 2


Si ricomincia con la seconda parte del video, introdotto anche in questo caso da Leo Andringa.
Il video conferma il suo taglio didattico, e direi che vale la pena averlo, sia per “ripassare” i punti salienti, chje per poter rispondere senza farsi trovar eimpreparati a chi ci chieda “ma questa EdC, cos’è?”. Immaginiamo di volerle condividere con la dirigenza o con i dipendenti…

Quando la Comunione cambia il lavoro

Luca Crivelli ci porta a cercare di calare più nel pratico quanto sentito finora. Il preambolo ci ricorda quali devono essere le tre caratteristiche che il lavoro deve avere per mettere veramente l’Uomo al centro:

  • Libertà: è l’espressione dell’individuo che si affranca. Ma è anche di più: non solo un liberarsi da costrizioni (visione negativa) ma un riuscire a realizzare i propri scopi grazie alla disponibilità di risorse (visione positiva). L’EdC ci ricorda che la libertà non va vista come libertà del singolo per se stesso, ma libertà CON gli altri e PER gli altri.
  • Uguaglianza: visto che il Lavoro è un mezzo per realizzarsi, è fondamentale che tutti abbiano pari opportunità di accedervi e di poterlo “utilizzare” per raggiungere questa realizzazione.
  • Fraternità: Il successo dell’EdC non si può avere solo tramite una semplice somma di tutti gli utili condivisi: serve che si realizzi anche la dimension comunitaria delle aziende, in cui reciprocità e fraternità divengano la base per una nuova organizzazione del lavoro.



E allora come mettere tutto ciò in pratica? Serve creare dei metodi di governance veramente innovativi. Non ci sono ancora ricette pronte, ma solo dei punti da cui partire:

  • La struttura aziendale è oggi un modo per minimizzare il rischio personale, rischio di “ferite nelle relazioni”. Il nuovo modello deve superare questo per favorire rapporti di Agape e reciprocità senza timori
  • Oggi le gratificazioni sono essenzialmente basate su sistemi di Bonus. Questi non solo non creano reciprocità, ma anzi sono un modo sbrigativo (scorciatoie) per evitare lo sforzo di creare coinvolgimento e di motivare le persone.
  • Così come la si pensa oggi, la partecipazione dei dipendenti alle decisioni porta con se il rischio di paralizzi decisionale e stagnazione dell’azienda. E’ importante non confondere il coinvolgimento (la comunione) con la parità dei ruoli. Anzi, semmai è il contrario: la comunione richiede una definizione chiara dei ruoli, contratti ben chiari. Ma non baste: serve anche che su questi contratti sia innestata la gratuità.
  • Le critiche vanno considerate una ricchezza, in quanto sono una manifestazione di insoddisfazione che è per l’EdC una opportunità di fare unità ed integrazione. Ma bisogna fare attenzione a distinguere le tre sorgenti di critiche, in modo da affrontarle in modo appropriato: indifferenza, sleali, leali. Come affrontarle… con l’ascolto e l’attenzione dimostrati, anche se richiede tempo che può inizialmente sembrare sprecato.



Alcune esperienze nei Poli EdC si concentrano per fare comunione e per essere testimonianza reale della fattibilità del modello. Ce ne sono già alcuni, e molti stanno nascendo. Li elenchiamo in ordine cronologico:
NazioneNome del PoloStato (N. aziende)
BrasileSpartacoAttivo (7)
ArgentinaSolidaridadAttivo (7)
ItaliaL. BonfantiAttivo (13)
CroaziaFaroAttivo
BrasileRecifeIn fase di realizzazione
BelgioDa definireIn fase di realizzazione
FranciaDa definireIn fase di realizzazione
FilippineDa definireIn fase di realizzazione
BrasileBelemIn fase di realizzazione

Imprenditori e/o lavoratori proveienti da tre poli raccontano la loro esperienza: Da Spartaco, da Faro e da L.Bonfanti.
Tutte storie di successo umano e finanziario. Tutte storie in cui da momenti di difficoltà si è usciti con fatica, ma una fatica distribuita su titti, in cui ciascuno ha fatto la propria parte fino in fondo. La cosa che colpisce è che ciascuno ha offerto di fare la propria parte, non gli è stato richiesto. In tutto ciò una particolare attenzione è stata posta, nonostante le difficoltà, a garantire una formazione alle persone.

Come ultimo appunto ci viene ricordato che è stata aperta la sottoscrizione per le azioni di EdC SpA.

Un momento di grande allegria, ma anche di grande speranza per il futuro, è venuto poi dal racconto che i bambini Gen4 (0-9 anni) dell’esperienza con la loro Aziendina EdC Scintilla d’Amore: ci hanno dimostrato come in tutto il mondo sia possibile anche per loro fare Economia di Comunione vera.

Questa momento di condivisione di esperienze ha preso più tempo del previsto, e l’intervento “Storie di vita” viene gentilmente “saltato” per poter rispettare le necessità di quanti hanno bisogno che la chiusura del convegno rispetti i suoi tempi. Di nuovo un mettere le persone al centro, e non il programma, con i fatti: lo si percepisce solo, in quanto tutto ciò non viene detto.

I tempi della vita tra lavoro e gratuità

Intervento “impegnativo” ma anche molto informale, come in fondo sono stati tutti gli interventi: temi molto complessi trattati con linguaggi sempre accessibile a tutti (anche grazie ai traduttori). Ogni intervento affronta un aspetto:

  • Definizione di lavoro: è evidenziato che come minimo il lavoro richiede che ci sia uno scopo e uno sforzo per raggiungerlo: se manca uno o l’altro non c’è lavoro. Ma non basta, e per capirlo bisogna porsi una domanda: “Saresti disposto a fare qualunque lavoro?” la risposta tipica mostra che si tendono a mettere dei paletti (cose che non si è disposti a fare - i punti NO) ma anche a porre delle richieste positive (i SI – condizioni di lavoro, interesse er l’attività, etc.). Di fatto emerge che il lavoro, e da esso i metodi di produzione in generale, è caratterizzado da aspetti oggettivi (finanza) e soggettivi (l’uomo). L’EdC aiuta a sviluppare l’aspetto soggettivo, trascurato dalla gestione e visione del lavoro classico.
  • Il Lavoro come Travaglio: in molte lingue lavoro si pronuncia in modo molto simile a Travaglio. Il travaglio è nella cultura comune considerato una sofferenza normale, transitoria e collegata con un risultato positivo. L’uomo è invitato a lavorare per completare l’opera della creazione, e in quest’ottica il lavoro assume una prospettiva completamente diversa: non fine a se stesso, ma come collaborazione alla finalizzazione della creazione iniziata da Dio. Per fare ciò bisogna però tenere a mente la necessità di sobrietà (per rendere efficace l’utilizzo del tempo/costo lavorativo di tutti), e ricordarsi di mettersi tutti come “secondi”, in quanto l’unico primo è il creatore: quest’ultimo punto permetterebbe di cancellare tutte le problematiche dovute ad insana competizione, concorrenza e eccessiva gerarchia. Il risultato è la Felicittà (con due t) per ricordarsi che tutti questi sono elementi che devono essere realizzati in collettività, e non individualmente (feli-CITTA’).
    L’EdC se si completerà la Creazione, con strutture e modus operandi che poi verranno anche ritrovate in cielo.
  • Lavoro ed interdipendenza: Il lavoro non può essere visto come un fatto individuale. Qualunque cosa facciamo richiede oggetti, strumenti, risorse o regole create da altri. Allora bisogna chiedersi: “Come sto io contribuendo a questa catena di servizi reciproci?” nel fare questo ci si può aiutare assicurandoci che la nostra scala di valori abbia una corrispondenza stretta con la ripartizione del nostro tempo durante la giornata. E’ infatti (purtroppo) la realtà che le due cose non coincidono per molti di noi.
    (Una piccola aggiunta personale: nel 2004 ho pubblicato un libricino sulla gestione del tempo dal titolo MI CAMBIEREBBE 25 MINUTI?che tra le altre cose aiuta anche ad identificare e risolvere questo aspetto con esercizi pratici).



Gli stands delle Aziende EdC.

Durante uno degli intervalli ho visitato gli stando delle Aziende EdC. Cercherò di condividere in seguito un articolo su di essi, ma un aspetto lo vorrei evidenziare: quando mai un negoziante si fa carico di pubblicizzare e seguire i clienti di un attività differente dalla sua, lasciano “sguarnito” il proprio stand? Beh, succede anche questo quando l’EdC è il motore dell’Economia…


Scritto da massimo, Sabato 01 Dicembre 2007 - 23:50 (letto  19181 volte)
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